martedì 16 luglio 2013

L'AUTOBIOGRAFIA DI ZAKK WYLDE LIBRO CHITARRISTA OZZY OSBOURNE

Zakk Wylde con Eric Hendrikx
IL METAL SPIEGATO AI BAMBINI
Cronache e misfatti della vita in tour (e non solo...)

Nel corso dei vent’anni trascorsi da quando Ozzy Osbourne lo ha portato via dal suo lavoro di benzinaio nel New Jersey per farlo diventare il proprio chitarrista, ZAKK WYLDE è diventato una vera e propria icona del rock, un musicista conosciuto ed osannato in ogni parte del mondo.

Nel corso della sua carriera, ZAKK WYLDE non è solo riuscito a rimanere vivo nonostante tutto, ma è scampato ad attentati alla sua vita perpetrati da membri della sua stessa band, dalla moglie, dai figli, dal manager e persino dal suo cane! In questo irresistibile libro, tra racconti di atti osceni sul palco e devastazioni tra i fumi dell’alcool, Wylde dispensa ottimi consigli su come non farcela nel music business, come trasformare il proprio tour-bus in un poligono di tiro e tanto altro, in una sequenza infinita di aneddoti selvaggi e irriverenti.


A Dio e a Gesù Cristo, per avermi dato la vita e per aver creato questo
incredibile assortimento di personaggi che anima il music business.
Senza di loro, la mia vita non sarebbe così folle e nemmeno così divertente.
E anche ai lubrificanti alla vaselina, perché senza di essi
non mi sarei mai ripreso dalle gioie dell’incessante sbattimento,
martellamento, sfondamento, allargamento ed aratura di culo
che i personaggi di cui sopra mi hanno gentilmente elargito.

IN COPERTINA: Il bracciale borchiato che indosso nella foto di copertina di
questo libro mi è stato donato per il mio trentanovesimo compleanno da
Kerry King, mio buon amico e fratello Black Label, un vero Berzerker che
come me si rivolge alla Forza di Odino e del Valhalla per forgiare il Metal
della propria band, gli Slayer.7
Avvertenza dalla Black Label Society ...........................................................9
Introduzione - di Chris Jericho ...................................................................11
Nota dell’autore .......................................................................................15
Prefazione ...............................................................................................17
Capitolo Uno I Berzerker di Asgard .................................................23
Capitolo Due Il Black Vatican ..........................................................81
Capitolo Tre GIFD .........................................................................111
Capitolo Quattro Non si Caga sul Bus ...................................................163
Capitolo Cinque I Pericoli del Valhalla ...............................................209
Capitolo Sei Psst! Non Ditelo alla Carceriera! ................................239
Epilogo Un Brindisi Prima di Partire ......................................265
Ringraziamenti ......................................................................................270
Appendice - Materiale Extra ....................................................................275
Dalla Penna di John DeServio ................................................................. 291
Crediti ...................................................................................................297

Indice9

All’interno di questo volume non esiste alcuna parola che abbia
senso, e nel realizzarlo non sono state prese decisioni razionali o ben
ponderate. Questo libro è stato pianifi cato, sviluppato, scritto e proposto
nella più completa e totale idiozia degli autori. A dirla tutta, questo libro
è così orrendo che il solo contatto fi sico con le sue pagine può causare
vertigini, perdita della memoria, nausea, vomito e repentino svuotamento
intestinale. Gli autori ci tengono a consigliarvi di non provare a ripetere
alcuna delle bravate descritte al suo interno, a parte quelle veramente
fi ghe. In ultima istanza, nessun animale è stato indebitamente palpeggiato
durante la realizzazione di questo libro. Mi piace effettuarmi tutti i
giorni un bel controllino della prostata, così come adoro smanacciarmi
il salame tutto da solo. Non ho bisogno di alcun fottuto schifoso animale.
Per quanto questo libro offra svariati consigli destinati al miglioramento
della vita delle persone (perché è il mio lavoro), ciò non signifi ca che
sia un’alternativa sicura alle terapie tradizionali. Ma questo libro farà
comunque diventare più grosso il vostro pene. Se non avete il pene, lo farà
diventare più grosso lo stesso. E se vostra moglie ha il pene, farà diventare
più grosso anche il suo.
Avvertenza dalla

Black Label Society15

A tutti i Chapter della Black Label Society,
Spero che stiate tutti bene e che questo libro possa aiutarvi nei vari
aspetti della vita in cui può essere utile avere una posizione dominante –
nel matrimonio, quando andate al supermercato, quando state cagando,
magari pure a letto mentre impalate la vostra amata sposa con il martello
degli déi che avete tra le gambe.
Mi piacerebbe dirvi che ho inventato di sana pianta la gran parte delle
storie rock’n’roll incredibilmente patetiche che state per leggere, ma sfortunatamente sono tutte sin troppo vere. Mi piacerebbe anche potervi dire
che in questo glorioso testo ci sono sin troppi aneddoti che parlano di merda, e che non ne ho più da raccontare. Ad essere onesti, con gli aneddoti
sulla merda avremmo potuto scriverci l’intero libro, ma avevamo bisogno
di spazio per suonare, vomitare, scopare e prendere per il culo JD.
Stronzate a parte, spero che leggendo questo libro vi divertirete tanto
quanto mi sono divertito io a scriverlo. La possente armata della Black
Label è ormai lanciata verso la conquista del mondo, e sono molto fi ero
di dirvi che ogni singolo Chapter della Black Label Society ha giocato un
ruolo fondamentale in questo successo. Ora però iniziate a leggere, così
potrete andare al pub come dei veri Berzerker e scatenare il delirio in
puro stile Black Label.
Che Dio vi benedica
Non mollate mai
Black Label nel sangue!



PREFAZIONE
Il Metal. È comparso dalle viscere della terra già pienamente formato?
O è forse un dono del dio Odino, che ce l’ha concesso dal Valhalla
forgiandolo nella potente arma di suo fi glio Thor, il martello noto come
Mjöllnir (che un giorno ispirerà il titolo del significativo tomo Il Martello
degli Déi)? Oppure è stato portato alla luce dall’altra parte dell’oceano da
Led Zeppelin e Black Sabbath e condotto in tutto il mondo lungo quei
binari che loro stessi hanno poggiato e che tutti gli altri gruppi Metal
hanno seguito?
Dato che questo è il mio libro, comincerò da dove penso che il Metal
inizi dentro ognuno di noi, e cioè esattamente nel punto in cui il vostro
stomaco fi nisce ed iniziano le budella. Mi riferisco a quei circa 8 metri e
spicci di intestino tenue e crasso che terminano nel colon. Sono sicuro che
avrete già sentito la frase Metal up your ass, “metallo su per il culo”. Sono
qui innanzi a voi a recarvene sincera testimonianza – chi l’ha inventata
non stava affatto scherzando.
Ti avvicini al Metal cercando di essere il musicista migliore che puoi,
esercitandoti sino a quando le dita non ti sanguinano e ti vengono i calli,
studiando i maestri di questa arte che hai appena scoperto. Cacci i soldi
per comprarti la miglior attrezzatura che il tuo portafoglio possa permettersi, e ti unisci ad altri nella ricerca del medesimo Santo Graal. Ma a
parte questo, ciò che rimane ha l’effetto di una sveglia incredibilmente
brusca. Tutto quello che prendi davvero sul serio, ciò che per te è quanto
di più sacro, si fa strada attraverso le chiappe e ti fi nisce dritto nel sedere,
con l’intestino crasso che si sventra da solo. È lì che capisci di essere arrivato nel mondo del Metal.
Ma non abbiate paura, miei cari e care Berzerker, perché qui non
dovrete subire alcun assalto al vostro colon. Così come Gesù ha portato
la croce perché noi tutti non dovessimo soffrire il suo fardello, io mi

sono già sacrifi cato in modo che nessuno di voi debba subire il mostruoso sfondamento di culo del rock’n’roll. Beh, non è che me lo sia preso
proprio tutto – anche voi avrete la vostra bella razione di cazzo e palle
(musicalmente parlando, s’intende). E dopo aver letto questo libro, si
spera che quando verrete penetrati e sbattuti nei peggio modi possibili
vi sentiate come se a farlo sia il mignolino di Jenna Jameson, piuttosto
che il pugno di Brock Lesnar. Sto per condividere con voi una parte delle
mie conquiste e stravaganze musicali, nonché qualche piccolo consiglio
per risparmiarvi un po’ di quel lungo e funesto cammino che state per
intraprendere.
C’è ancora una cosa che voglio dirvi prima che vi imbarchiate per la
ricerca del santo graal del Metal. Ed è farvi presente un tema che ricorre
di continuo nelle pagine di questo libro: i numerosi, umilianti, svilenti e
moralmente disdicevoli riferimenti ad un tal John DeServio. Che però
non sono assolutamente da prendere sul serio. Io e JD siamo i migliori
amici sin da quando eravamo bambini, gli voglio bene come a un fratello
ed è proprio per questo che mi piace prenderlo per il culo senza sosta,
non risparmiandogli quanti più colpi bassi, pugni alle costole ed insulti io
possa scaricare sulla sua fi gura patetica e disfatta. E quando un giorno anche JD scriverà un libro tutto suo, che molto probabilmente sarà intitolato
Come Rovinare Tutto, non mi aspetto niente di meno che una completa
e totale ritorsione letteraria, senza sconti, dall’inizio alla fi ne. Anche se
dentro di me so benissimo che gli asini voleranno prima che a JD venga
offerta anche solo la possibilità di scrivere un libro, e che le sue chance di
ridicolizzare la mia magnificenza sono ancora minori.
Arrivati a questo punto, potrebbe venirvi voglia di chiedermi, “Hey
Zakk, dove hai imparato ad essere il possente Berzerker che sei oggi?”.
Beh, sono andato a scuola, proprio come tutti. Ma invece che il Berklee
College of Music o il MIT, mi sono laureato con la Delta Tau Kai all’Università di Ozzy Osbourne. E ora sto lavorando al mio dottorato in Dominio
Mondiale della Black Label.
Chiunque vorrebbe essere messo sotto contratto a diciotto anni, vendere venti milioni di fottuti dischi e dare il proprio meglio di fronte a un
pubblico immenso come quello di Donington, ma le cose non funzionano
così. Qui i sogni fi niscono ed inizia la dura realtà del Metal. Avete presente
quello schifoso retrogusto di alluminio che ti ritrovi in bocca dopo aver
bevuto una lattina di una qualsiasi birra di merda? Per me è cominciato
tutto così.

Benvenuti nel Fantastico Mondo dello Show Business
Mia madre lavorava nell’ambiente dello spettacolo. Faceva i casting
per i bambini delle pubblicità. Avete presente gli spot della BFGoodrich,
dove utilizzano dei bambini piccoli per mostrare come quelle ruote li
terranno al sicuro? Roba del genere. Ha trovato lei anche un sacco dei
bambini delle pubblicità degli hot dog Oscar Mayer. Posso ancora sentire
il jingle che mi risuona nella testa: “Oh I wish I were an Oscar Mayer
wiener...”. Sono contento che non mi abbia mai fatto fare il ragazzino che
desidera diventare un hot dog – anche se in verità sin da bambino mi
sono sempre divertito parecchio a menarmi il salsicciotto, sino ad avere
le gambe molli e la testa che gira. Ma a dire il vero è stata lei a trovarmi il
primo ingaggio come musicista.
Mia cugina Karen, che lavorava alla Playboy Mansion nelle Pocono
Mountains, aveva portato a casa questo tizio di nome Jerry. A quel tempo
non ne sapevo molto della cocaina, perché io e i miei amici ci divertivamo
solo bevendo birra e ascoltando musica. Qualcuno magari si faceva qualche canna, e ricordo che uno o due di loro sniffavano il Freon o qualche
stupido refrigerante del cazzo come quello. Il Freon e l’erba erano gli
unici due stupefacenti che avessi mai visto. Ovviamente sapevo cosa fosse
la cocaina, ma non mi sono mai interessato a quella merda e comunque
nessuno di noi avrebbe avuto i soldi per permettersela. Quindi non avevo
mai visto quanto potesse sudare un vero cane da sniffo fatto e fi nito – un
cazzo di cocainomane al 100%.
I miei genitori venivano dalla generazione di Sinatra e mio padre
era un veterano della Seconda Guerra Mondiale. L’unico modo che conoscevano per sballarsi un po’ era scolarsi dei long drink, e tutto quello
che avevano sentito sulla marijuana erano le storie della generazione del
Vietnam. Di droghe non ne sapevano un cazzo.
Detto questo, Karen si era portata a casa questo stronzo drogatissimo
che aveva incontrato alla Playboy Mansion. Non ho mai visto nessuno scolarsi tanto alcol come questo fi glio di troia! Ha letteralmente saccheggiato
l’armadietto dei liquori che di solito tenevamo da parte per le cinquanta
persone che venivano a trovarci durante le vacanze. Solo in seguito ho imparato che tutti i miei amici che tiravano di coca potevano bere quel cazzo
che volevano senza fermarsi e senza mai sentirsi ubriachi! Con abbastanza
cocaina, erano in grado di bere tutta la cazzo di notte fino a svuotare le riserve di Jack Daniel – un Titanic pieno di fottuto whisky – e senza sentirsi
nemmeno un pochino intontiti.
Questo tizio aveva raccontato ai miei di essere un produttore discografico e che in quel periodo stava lavorando su un album. Per mia mamma, che
lavorava nel mondo dello spettacolo e aveva un fi glio sedicenne che suonava la chitarra, queste erano parole da far rizzare le antenne. Ovviamente
mia mamma ha colto subito l’opportunità di fargli sapere che suo figlio era
un chitarrista, e lui mi ha immediatamente invitato a suonare nel disco.
Prima di allora non ero mai stato in uno studio di registrazione. Avevo sempre sognato di essere un musicista professionista, ma non ho mai
avuto idea di come fare per diventarlo. E ora mia madre mi aveva appena
trovato il primo ingaggio. Mi immaginavo che questo studio di registrazione fosse il luogo in cui i miei sogni sarebbero diventati realtà, dove
la “magia” prendeva vita, dove il fottuto Mago di Oz esisteva davvero e
Dorothy camminava verso la città di smeraldo.
Jerry mi ha fatto sapere l’indirizzo e il giorno e mi ha detto di farmi
trovare lì per registrare delle parti di chitarra. Così io e Barbaranne, che
ora è mia moglie e madre dei nostri tre bambini, ci siamo fatti il viaggio
verso i monti Pocono e siamo fi niti in questa cazzo di casa enorme, una
specie di villa molto grande. Ho tirato su il mio ampli e la chitarra, abbiamo bussato alla porta e ci è venuto ad aprire un tipo con il cazzo che gli
arrivava sino alle ginocchia! Era completamente nudo, e Barb è rimasta lì
pietrificata a fissargli l’uccello.
“Ne vuoi forse un po’?”, le ho chiesto.
“Certo”, mi ha risposto, “tu vai a pure giocare con la tua chitarra,
mentre io mi trastullo con il suo enorme sventrapapere”. Sono cose come
queste che mi confermano ancor di più l’amore profondo e intenso che
provo per Barbaranne. Bei momenti davvero.
Nonostante Dirk Diggler ed il suo spettacolino ciondolante, siamo
comunque entrati in casa, senza sapere esattamente cosa aspettarci. Ed
ecco che tutto a un tratto ci siamo trovati in mezzo a gente che scopava
dappertutto! Sembrava fossimo capitati sul set di Caligola – c’era gente sul
pavimento, sui divani, pure sui tavoli, trombavano dappertutto!
Siamo stati accompagnati in una stanza dove era stato allestito uno
studio di registrazione con tutti i crismi. Non solo era equipaggiato con un
mixer dall’aspetto niente male, ma la console era pure attrezzata con una
montagna di cocaina formato rock’n’roll. Era come se il tecnico del suono
fosse Al Capone sul set di un film porno.


Mi sono ritrovato ancora una volta a guardare in faccia questo cocainomane del cazzo, Jerry, che continuava a sudare da far schifo come
se si trovasse nel fottuto deserto del Sahara o roba del genere. Vi faccio
notare che l’aria condizionata andava a tutta manetta, tanto che io e Barb
pensavamo di stare in una cella frigorifera, ma a questo tizio stavano sudando pure i coglioni. È quello che ti succede quando sei fatto come una
scimmia.
È saltato fuori che il disco da registrare era della famosa pornostar
Ginger Lynn – in pratica la Jenna Jameson di quell’epoca. Stavano cercando di far passare Ginger dal porno alla musica, in modo che diventasse
la nuova Madonna. Beh, eccomi lì: era la mia prima sessione da “professionista” (visto che mi hanno anche pagato) e stavo suonando per il disco
di una pornostar.
Ora ci ridiamo sopra, e la cosa più divertente di tutte è che è stata mia
madre a procurare a me, suo fi glio, quell’ingaggio! Posso anche immaginarmela mentre dice cazzate tipo “Oh, il mio piccolo Jeffrey sta facendo
un disco! Sono così orgogliosa del mio Jeffrey...”, mentre spedisce suo
figlio nella terra del cazzo e delle palle, e della figa e del culo e delle tette
– sborra e cocaina ovunque. “Che bravo, il mio figliolo!”. Ad ogni modo,
dopo quella volta Barb non è riuscita a camminare dritta per due settimane. Come ho detto – bei momenti, davvero.
Benvenuti nel fantastico cazzo di mondo del metal.
“Sto arrivando! Diventerò qualcuno!”.
Complimenti, coglione.
Zakk



Capitolo Quattro.
Non si Caga sul Bus
È dunque risuonata decisa la chiamata alle armi che ci ha
spinto a marciare solennemente verso la battaglia. Le grida di
guerra dei Berzerker hanno riempito le enormi sale del Valhalla, mentre dall’alto si diffondeva il suono del ferro e dell’acciaio che si scontrano. I gemiti delle donne si perdevano nell’aria mentre l’orda, diretta al proprio destino, devastava ogni cosa al suo
passaggio. E non i nemici, e nemmeno i nostri stessi escrementi,
hanno potuto lordare il progresso di questa divina impresa. Più e
più volte i demoni che risiedono nelle nostre viscere hanno alzato
senza preavviso la loro lurida testa come delle tartarughe marroni,
creando scompiglio tra i Berzerker e sabotando i loro sforzi per la
gloriosa avanzata del Metal! Ma i nostri cuori non hanno accettato
la sconfitta, e con ogni nuova dissolutezza e gozzoviglia la nostra
leggenda si è ingrossata come il nostro vibrante Mjöllnir.
Nella nostra missione di conquista abbiamo financo condiviso
le carovane con altre orde di guerrieri dalla mentalità affine, e codesti alleati si sono uniti a noi nella battaglia, nella musica, e nelle bevute. E così, tra il ruggito di diecimila leoni, la nostra fratellanza
nel Metal si è ancor più rafforzata. E le armate si sono unite riconoscendo la potenza della Forza di Odino. Perché è al comando dello stesso Odino che rimembriamo il valore dei guerrieri morti, mentre
rievochiamo le loro prodezze con le nostre poderose armi! E nelle nostre vene scorrono impetuosi il sangue ed il coraggio che hanno condotto i nostri potenti antenati all’imperitura gloria!
E da veri Berzerker abbiamo cavalcato su destrieri d’acciaio per terrorizzare lo spirito dei nostri pusillanimi avversari. Così come colui che veneriamo, dobbiamo condurre le nostre armate
alla Vittoria! Le nostre intenzioni sono forti, determinate, implacabili ed eterne! Se saremo pronti alla pugna, per sempre verrà
cantata la nostra gloria.


Nota di Zakk: “E nelle nostre vene scorrono impetuosi il sangue ed il
coraggio che hanno condotto i nostri potenti antenati all’imperitura
gloria!”. Ma porca di quella troia... il solo leggere questo cumulo
di stronzate mi fa venir voglia di tagliarmele le fottute vene, e con
un coltello poco affi lato. Sarebbe di sicuro meno doloroso che doversi
subire le tremende banalità del cazzo partorite da quell’orribile ammasso
di cervella colanti che risiede nel contenitore di vuoto siderale che Eric si
ostina a chiamare cranio. Dai amico, quando è troppo è troppo. Lascia che
ti chieda una cosa – quanto tempo hai impiegato a scrivere questa cagata
da cerebrolesi, invece di uscire a cercarti una ragazza?

Le Regole del Tour
Come potrete facilmente immaginare, non è che ci siano tante regole
quando sei in giro a forgiare il Metal del Valhalla. Ma per quanto vichinghi,
abbiamo comunque alcune leggi che giorno per giorno ci aiutano a
mantenere l’ordine. Sono le Regole del Tour secondo la Black Label, e la
prima di queste è: Non si caga sul bus.
Tutti i gruppi che vanno in tour la conoscono. Non si caga sul bus,
mai, per nessun motivo. Nemmeno nei nuovi tour-bus all’avanguardia
con i bagni dotati di apparecchiature che vi permettono di poter cagare
in tranquillità – io di quelle cazzo di cose non mi fi do. A meno che non
vogliate tirare fuori le palle come veri membri della Black Label, ed infilare la mano nel cesso per pulire la merda che avete cagato, i bisogni dovete andare a farli da un’altra parte. Su questi bus funziona così. Non è che puoi spargere un po’ di polverina magica nel cesso e disintegrare gli
stronzi che hai appena partorito. È l’autista che deve andare e pulire tutto con le sue mani, letteralmente. E non è solo questo, c’è la puzza che poi invade l’intero tour-bus sino a far soffocare tutti senza alcuna possibilità
di fuga. È un po’ come essere in un sottomarino areato a stronzi, un vero
cesso ambulante. Per dirla con l’immortale Arthur Fonzarelli: “Non va
bene, Cunningham”.
Quando eravamo in tour per No More Tears, Randy Castillo si è portato una tipa sul bus. Era veramente bella da morire, con un culo da far
resuscitare i morti e tutte le curve a posto. Le mancava una sola cosa, non
conosceva la regola principale di ogni band in tour. Anzi, a ripensarci
forse non era proprio messa bene in quanto a conoscenza in generale.
Probabilmente non sapeva nemmeno il suo cazzo di nome! Beh, quantomeno era una gran fi ga.
Quando è arrivata, io ero seduto nel salottino sul davanti insieme ad
alcuni altri di noi, a cazzeggiare e strimpellare qualcosa con le chitarre.
Con la sua vocina tutta carina e stridula ci ha chiesto di poter usare il
bagno, e ovviamente nessuno ha avuto nulla da obiettare. Ma nel giro di
due minuti un odore orrendo ha iniziato a diffondersi per il bus. Uno di
quegli odori indimenticabili che ha la forza di congelare il tempo, il suono
e lo spazio. È stato come se la vita intera mi passasse davanti agli occhi,
un’esperienza prossima alla morte. Ed infatti quel giorno, proprio su quel
bus, qualcosa è morto davvero – le nostre speranze, il nostro entusiasmo,
tutto ciò in cui avevamo sempre creduto. Un attimo dopo aver ricevuto in
piena faccia quel colpo merdoso e devastante, ci siamo guardati tutti. Eravamo in silenzio, ma i nostri occhi dicevano chiaramente “No, non può
aver cagato sul serio, vero?”. Pensavamo che le ragazze non fanno cose del
genere – le ragazze non cagano!
In quel momento traumatico sono crollate tutte le nostre certezze:
all’improvviso Babbo Natale non esisteva più, avevano appena sparato al
coniglietto pasquale e questa figa stratosferica aveva sganciato nel cesso
del tour-bus della band di Ozzy la bomba di merda più letale della storia.
Aveva dipinto quel trono di porcellana di un marrone indelebile, e mentre la tazza divorava il contenuto delle sue interiora c’erano ancora dei
residui che pendevano dai lati, come fili di bava da una bocca spalancata.
Sicuramente aveva pensato che non ci sarebbe stato odore e che quel
cesso avrebbe funzionato come un bagno normale. Ma il fetore del suo
culo aveva invaso ogni spazio possibile del tour-bus, e non c’era modo di
sfuggirgli. Un po’ come quando prendo una dose doppia di Viagra e mi
avvento su Barbaranne brandendo la mia verga di fuoco per costringere
quelle sue belle chiappette rotonde ed innocenti (ma pronte ad essere
aperte come una mela) ad un po’ di sano sesso anale. Non c’è modo di

uggire. E come hanno fatto prima di me gli astronauti che si sono diretti
nella zona proibita de Il Pianeta delle Scimmie, anch’io entrerò nella zona
proibita – il suo prelibato culetto.
Ma scusate, sto divagando.
Quando la fi gona è uscita dal bagno del bus l’atmosfera si è fatta imbarazzante, perché noi sapevamo che lei aveva cagato, e ovviamente lei
si immaginava che noi l’avessimo capito. Non riuscivo nemmeno a guardarla, mi sentivo quasi in colpa. Non mi sembrava più quella donna così
magica, stile Farrah Fawcett dei tempi d’oro, che era salita baldanzosa sul
tour-bus nella sua minigonna cortissima e i tacchi alti da spogliarellista.
Ora mi ricordava solo il mio amico Joe – un fottuto ciccione di 150 chili –
dopo che aveva sparato fuori dal suo sudicio buco del culo una fetida cena
a base di tacos. Quel suo bel culetto a mandolino – secondo solo a quello
di Clint Eastwood – che prima era così sexy da lasciare a bocca aperta, ora
mi sembrava solo una catena di montaggio per stronzi.
A peggiorare ancora le cose, uno dei ragazzi è spuntato fuori dal retro
del bus, urlando “Ok, chi cazzo è che ha appena cagato?”. La ragazza
era più che mortifi cata, ve lo giuro – paonazza e imbarazzata come chi
viene colto con le mani nel sacco. Si è fi ondata fuori dal bus prima che la
situazione peggiorasse ancora, e non l’abbiamo più vista. L’autista era incazzato nero perché ora doveva pulire “la merda di quella troia”, per dirla
con le sue gentili parole. Avevamo dato tutti per scontato che chiunque
sapesse che non si poteva cagare sui nostri tour-bus, ma ovviamente non
era così! Quindi assicuratevi di mettere sempre un cartello, scritto bello
grande, con queste semplici parole: NON SI CAGA SUL BUS!
Ovviamente non è realistico pensare che tutti possano sigillarsi il buco
del culo per cinque ore, e ci sono lunghi tratti di autostrada e strade statali
senza un’anima in vista in cui è ben difficile anche solo sperare di trovare
un vero cesso. È in questi casi che diventa necessario andare au naturel.
Ho battezzato questo sistema “accosta-il-fottuto-autobus-ORA-perché-
devo-cagare” – un po’ grezzo, ma funziona bene.
Una volta stavamo procedendo lungo un’autostrada e pensavo che le
chiappe stessero per esplodermi. Il bus non si stava nemmeno muovendo,
perché eravamo rimasti incastrati nel traffico per via di un incidente o
qualche cazzata del genere. Ho afferrato un rotolo di carta assorbente,
sono saltato giù dal bus, ho corso lungo una specie di canale e mi sono
acquattato per cagare lì sul posto, spruzzando su tutte le rocce circostanti
la mia merda devastante made in Black Label. Quando ho finito, sembra-


va che qualcuno avesse dipinto una pittura rupestre raffi gurante tre grossi
bufali.
Anche se la maggior parte delle volte è possibile far accostare il bus
per riuscire a farsi una cagatina veloce, ci sono dei casi in cui siete semplicemente troppo devastati dal doposbronza per riuscire ad arrivare oltre
il cesso del tour-bus (oppure vi siete scofanati un paio di McQualcosa per
pranzo e quella monnezza vi è scivolata lungo le viscere come un maiale
su uno slittino). E fortuna vuole che questi casi siano sempre quelli dove
iniziate a percepire quel ben noto gorgoglìo nelle parti basse dell’intestino, la sensazione che vi avverte che è arrivato il momento della tragedia.
Quando vi succede, dovete essere pronti. Prima di partire per il tour, è
indispensabile rifornirsi di sacchetti biodegradabili. Prendetene uno e avvolgetelo intorno al cesso, poi fate quello che dovete fare, pulitevi il culo
e buttate nel sacchetto anche la carta. Poi fate un nodo bello stretto al
sacchetto pieno di merda e scagliatelo fuori dal fi nestrino del tour-bus
verso il ciglio della strada. L’ho fatto diverse volte e funziona sempre che
è una bellezza. Anche se sotto un certo punto di vista trasgredisce alla
regola del non cagare sul bus, è un ottimo modo per liberarsi sia l’intestino che delle prove. Quindi sì, avete infranto le regole, ma bastano un
paio di fi ammiferi e anche il problema dell’odore di merda è risolto. Vi
raccomando, però: che i sacchetti siano biodegradabili, perché questo è lo
stile della Black Label – anche se il contenuto è marrone, bisogna sempre
pensare al verde.
Tecnica di Sopravvivenza per Tour Mondiali:
Altre Regole del Tour
Come abbiamo visto, NON SI CAGA SUL BUS è la regola numero uno, ma tra
noi della Black Label ne abbiamo anche altre che forse dovreste segnarvi.
Regola numero due: Non si appoggiano i coglioni su chi
è addormentato. E sottolineo “addormentato”, perché se uno è sveglio
mentre gli appoggiano addosso i coglioni vuol dire che o è consenziente,
oppure che JD ha legato in cantina qualche povero disgraziato e si prepara a farne il suo schiavo. Alcune persone trovano divertente pinzare il naso di un amico che dorme e, quando l’ignara vittima apre la bocca per

respirare, calarci dentro i coglioni per una veloce ispezione alle tonsille.
Se volete la mia opinione, io non lo trovo per un cazzo divertente, ma
quando si viaggia con personaggi del calibro dei miei compagni di band
a volte è necessario rimarcare l’ovvio dando delle regole ben precise, così
che nessuno si faccia strane idee. Voi magari pensate che una leggenda del
rock come il sottoscritto possa ritenersi al sicuro da uno scherzo da prete
del genere, ma ho letto nella biografi a di Slash che quando i Guns N’ Roses sono andati in tour con i Mötley Crüe, pure a lui è capitato di trovarsi
in faccia i coglioni di Tommy Lee.
Nota di Zakk: Ancora una volta Padre Eric ha deciso di buttare dentro un po’ della sua esperienza personale, probabilmente per esorcizzare
qualcosa che gli è capitato all’università e che ora sta cercando di rimuovere. Comunque questa dovrebbe essere una regola di vita, non solo in
tour. Non ho mai messo i coglioni in faccia a nessuno e nessuno li ha mai
messi a me, ma a quanto pare ci sono dei cretini che trovano divertenti
stronzate come queste. Volete sapere cosa sarebbe divertente? Mettetemi
le vostre palle sulla faccia mentre sto dormendo, e vedete un po’ se non
ve le stacco a morsi. Chissà che faccia fareste mentre vi sto addentando i
coglioni per tranciarveli di netto, con in sottofondo il rumore della carne
che si lacera. Ma forse la parte ancora più divertente sarebbe vedervi
spiegare alla vostra fi danzata o moglie o al vostro cazzo di medico quanto
siete stati stupidi e come io vi abbia castrato con i denti. Se non ci tenete
più ai vostri coglioni, sapete dove dormo.
Regola numero tre: Evitare gli abbracci a cucchiaio.
Quando siete sdraiati sul tour-bus, abbracciare da dietro la vostra ragazza
è una manovra davvero complicatissima, e infatti per via delle dimensioni
delle cuccette di solito non c’è esattamente spazio per questo tipo di posizione. Ma in questo caso non sto parlando di coccole amorose tra due
amanti eterosessuali. Mi riferisco invece a due uomini pelosi, puzzoni e
sovradimensionati che si raggomitolano l’uno contro l’altro. E devo ammettere che questa regola è stata introdotta per colpa mia.
Una sera, io e il mio batterista Phil eravamo rimasti alzati a bere sino a
tardi e lui ha finito per collassare nella cuccetta che sta sul fondo del bus,
quella dove dormivamo io e Barb. Quando Barb lo ha visto che dormiva
nel nostro letto, si è spostata sul davanti del bus per mettersi a dormire lì.
Poi sono arrivato io, e pensando che Barb fosse nel nostro letto in attesa di


un po’ di coccole spinte, ho barcollato sino al fondo, mi sono arrampicato
nella cuccetta, ho abbracciato a cucchiaio Phil e gli ho afferrato il culo. È
stato in quel momento che ho sentito la sua voce profonda, resa ancor più
roca dall’alcol, mormorare “Zakk... quello è il mio culo. Sono Phil, non
Barb”, come se non me ne fossi già accorto dalla voce e dal culo inconfondibilmente maschile che stavo palpeggiando. Ma quello che mi ha fatto
davvero capire che non si trattava di Barb è che la schiena di Phil non è
per niente pelosa e gorillosa come quella di Barbaranne.
“Oops, scusami fratello. Mica male la partita dei Giants oggi, eh?”.
“Gran partita, Zakk, gran partita”, ha biascicato ancora mezzo addormentato.
“Questo campionato non sta mica andando male. Se continuiamo a far
filtrare la palla lungo il campo e a tenerci ben chiusi in difesa, potremmo
anche puntare ai playoff”.
“Sarebbe una fi gata, Zakk. E sai cos’altro sarebbe fi go? Che tu non mi
respirassi sul collo o mi palpassi il culo”.
“Ok, grazie per la chiacchierata fratello. Ci vediamo domattina”.
“Sì, ce ne andiamo in palestra e poi iniziamo subito a bere”.
“Bella idea. Sogni d’oro cucciol... ehm, volevo dire, buonanotte amico”.
“’Notte, tesoro”.
Fortunatamente per tutti, non sono il tipo di Phil. Perché dall’abbraccio a cucchiaio è facile passare all’inchiappettata, e dopo che il tuo buco
del culo si è abituato ai colpi del music business, potrebbe anche non
risultare una cosa troppo scomoda.
Regola numero quattro: Mai attraversare i confini nazionali con della droga addosso. Non fumo erba, non fumo crack,
non mi faccio di coca e non sniffo colla. Ma a volte penso che forse dovrei.
La mia voglia di divertimento è sempre stata soddisfatta dalla birra gelida,
che fosse una o una dozzina – di casse, ovviamente. Ma a ciascuno il suo.
E chi sono io per tenere JD lontano dalla sua riserva di marijuana? Anche
se in sua difesa devo dire che tutta l’erba che si fuma è sotto prescrizione
medica e quindi legale. La prescrizione medica è perché la sola presenza
di JD fa star male tutti. Ma detto questo, non passate mai i confi ni del
vostro Paese con quella merda addosso.
Se siete diretti in Canada è meglio che finiate la vostra eroina e crack,
o che ve ne liberiate, prima di arrivare al confine, perché è sicuro come

’oro che vi perquisiranno. Pillole, erba, aghi, crack, crack light se siete
delle fi ghette, e qualsiasi altra cosa usiate per sballarvi – assicuratevi che
non ci sia nulla di tutto questo sul bus. Controllate sempre il tour-bus
prima ancora di mettervi in strada, perché per quanto ne sapete voi, gli
ultimi ad aver usato il vostro stesso bus possono essere stati Bob Marley
& The Wailers. Gente che non fumava poi tanta erba, no? Setacciate da
cima a fondo il cazzo di bus manco foste dei pastori tedeschi antidroga, e
fatelo in anticipo, perché se passate un confi ne con quella merda a bordo
allora finirete in galera. Anche se non è vostra. Le guardie di confine non
scherzano un cazzo.
Lasciate che vi racconti cos’è successo ad un mio amico e alla sua
band mentre andavano in Canada.
A tutti i membri del gruppo e della crew era stato fatto il solito discorso modello Generale Patton, “Qualunque cosa abbiate con voi, liberatevene prima di raggiungere il confi ne”. Più tardi quello stesso giorno, il mio
amico era seduto a cazzeggiare nel camerino del locale quando è entrato
il tour manager.
“Ecco la cazzo di lista della spesa che mi hanno appena dato le guardie di confine”, ha detto. “Vediamo un po’... Percocet, Vicodin, Xenadrina,
Xanax, rilassanti muscolari, tracce di eroina e marijuana”.
Il mio amico mi ha raccontato che tutti i presenti nella stanza avevano uno sguardo esterrefatto e non sono riusciti a dire nulla se non, “Oh
cazzo, ma dove hanno trovato tutta quella roba? Io non ne uso più da un
pezzo. Non è mia”.
Ora, io non faccio uso di nessuna di quelle stronzate, ma se in quella
fottuta lista ci fossero stati la birra ed il Crown Royal, con che cazzo di faccia sarei potuto andare dagli altri ragazzi a dire, “Wow, ma com’è possibile
che abbiano trovato dell’alcol?”. Senza vergogna, cazzo.
Ad ogni modo, dovevano fare dei concerti in Canada e sapevano che
non avrebbero potuto portare la roba al di là del confi ne. Così si sono
messi a far girare le loro piccole testoline e l’hanno nascosta nelle scatole
del merchandise, riempiendole anche con pompelmi e arance in modo da
distrarre i cani antidroga e non farsi sgamare.
Ma non ci è voluto molto perché il tour manager ricevesse la splendida notizia della confi sca di tutto il merchandise della band. La DEA, la divisione antidroga, lo ha informato che erano riusciti a trovare le droghe che erano state nascoste. Morale della favola? Non provateci nemmeno a fare cazzate del genere. Ma se siete annoiati ed avete tempo da perdere, allora andate pure alla DEA e provate a riprendervi la droga che vi hanno confiscato. Ditegli solo, “Sono venuto a riprendere la mia roba, amici”. Poi vedete un po’ che cazzo succede. Dietro le sbarre avrete un sacco di tempo per capire come mai non sia il caso di attraversare un confine nazionale con della droga addosso, care le mie teste di minchia.
Il mio amico ha conservato una copia della notifica di sequestro da parte della polizia. Bei momenti, eh? Ecco perché preferisco sempre incontrarmi con gli altri ragazzi e passare la giornata a schiaffarci reciprocamente i pugni nel culo mentre sorseggiamo una selezione di ottimi vini californiani. È una pausa ritemprante dallo stress del music business, pur mantenendone gli stessi risultati – alla fine, hai comunque il culo rotto.
Nota di Zakk: Un ultimo consiglio ai tossici, vedete bene di gettare i
vostri aghi del cazzo nella spazzatura e soprattutto di non confondervi
con i miei steroidi. Penso che gli effetti sarebbero ben diversi da quelli
che cercate voi – probabilmente strappereste la porta del bus, ribaltereste
alcune macchine e andreste a devastare la città più vicina.
Regola numero cinque: Annusa tutto prima di berlo o mangiarlo. Non è tanto una regola ferrea della vita in tour, quanto più che altro una buona misura precauzionale. Non ci sono conseguenze o incazzature per chi non la rispetta; diciamo che è un buon consiglio per la vostra sopravvivenza – letteralmente.
È stata introdotta durante uno dei tour più divertenti che abbia mai fatto, quello per l’album No More Tears. La scaletta comprendeva Ozzy,


Alice in Chains e Sepultura. È stato fantastico per il clima di totale fratellanza che si era creato tra le band del tour. Facevamo festa insieme, ci ritrovavamo sul bus dell’uno o dell’altro gruppo e rimanevamo sempre tutti a veder suonare gli altri. È stato davvero una figata.
Dopo uno dei concerti, i tre gruppi si sono radunati nei rispettivi bus e la carovana è partita. Io sono salito su quello degli Alice in Chains per stare un po’ con loro. Ci siamo sbronzati e ammazzati dal ridere per tutta la notte, ascoltando i Fleetwood Mac, Elton John, Neil Young e un sacco di
classic rock di quello tosto. Alla fine i ragazzi hanno iniziato ad andarsene uno dopo l’altro per riposarsi un po’, visto che il giorno dopo dovevamo suonare.
Io e Mike Starr, che a quell’epoca era ancora parte della band, eravamo gli ultimi ad essere rimasti in piedi. Il loro autista, che si chiamava
Lupe, era fi ssato con l’idea di tenere il bus lindo e pulito, così si era
svegliato di buon mattino come al solito per pulire tutto. Per facilitarsi il
lavoro, aveva versato un po’ di ammoniaca in una bottiglia vuota di Corona in modo da non doversi portare dietro un secchio enorme pieno di
detergenti vari. Quando Lupe ha fi nito di pulire, ha messo la bottiglia di
Corona in un portabicchiere nella parte anteriore del bus, e poi è andato
verso il retro per piegare delle coperte o qualche cazzata del genere.
Io sono stato il primo ad alzarmi e mi stavo già sparando una birretta
fresca nel salottino anteriore quando Mikey si è trascinato fuori dal letto,
ancora devastato dalla notte prima. Ci siamo fatti un altro paio di risate
ripensando alle cazzate della sera prima e a quanto ci fossimo divertiti.
Mentre stavamo chiacchierando, Mike ha visto che mi stavo scolando una
bella Corona fresca e gli è venuta voglia di farmi compagnia, tanto più che
ce n’era una bottiglia proprio nel sedile accanto a lui, nel portabicchiere
del bracciolo. Molto probabilmente doveva avere la bocca secca come il
deserto, oppure soffriva di un brutto caso di Xerostomia, perché appena
ha visto la Corona l’ha afferrata e se l’è scolata tutta di colpo. Non vi sto
prendendo per il culo, se l’è davvero bevuta alla goccia! L’unico problema
è che si trattava della bottiglia riempita con la fottuta cazzo di ammoniaca
di Lupe!
Abbiamo portato immediatamente Mike in ospedale per fargli fare
una lavanda gastrica. Dopodiché gli hanno dato una medicina che sembrava carbone per asciugare qualsiasi cosa potesse essergli rimasta nello
stomaco. Oltre ad essere una delle persone più a posto sulla faccia del
pianeta, non è un mistero per nessuno che Mikey avesse una certa affinità





lunedì 15 luglio 2013

RANDY BERNSEN 15 LUGLIO 2013 RICCIONE-CHITARRISTA JAZZ FUSION-Zawinul-JACO PASTORIOUS

Questa sera 15 luglio 2013 concerto gratuito di Randy Bernsen con la sua fedele Telecaster con il pickup midi, a Riccione, al bagno Novaro 35B, dopo cena.

Bernsen raffinato chitarrista americano, ha suonato con il bassista Jaco Pastorious, Zawinul, Wayne Shorter, Michael Brecker, Marcus Miller, Steve Gadd, l'armonica di Toots Thielemans, e molti altri.

South Florida guitarist Randy Bernsen started his recording career in an unorthodox way, calling a collection of jazz/fusion luminaries who, even to his surprise, agreed to be a part of his 1986 debut album Music for People, Planets & Washing Machines. After recruiting fretless bass giant and fellow South Florida resident Jaco Pastorius and getting a return call of interest from keyboard virtuoso Herbie Hancock, it was easier to interest keyboardist Bob James and drummer Peter Erskine. Released on MCA's Zebra label, the album earned Bernsen write-ups in Down Beat and Guitar Player magazines and appeared to start a flourishing career. Bernsen's follow-up, 1987's Mo' Wasabi, was even better, as his initial all-stars were joined by saxophonists Wayne Shorter and Michael Brecker, bassist Marcus Miller, drummer Steve Gadd, and harmonica legend Toots Thielemans. More positive press from JAZZIZ and USA Today followed, but when the 1988 album Paradise Citizens didn't attract the same attention despite the same dazzling roster, Bernsen's tenure with Zebra was finished. No one knew at the time that the guitarist -- who excelled whether playing clean-toned lines or mimicking keyboards, saxophone, or steel drums on his guitar synthesizer -- would never release a major-label solo album again. As it turned out, Bernsen continuously tours Europe, Asia, as well as the States. A stint with former Weather Report leader Joe Zawinul (replacing fellow South Florida guitarist Scott Henderson) resulted in some fine work on Zawinul's 1992 Lost Tribes CD, and Bernsen's independently released CD Calling Me Back Home featured another all-star roster the next year... Joe Sample, Toots Thielemans, Brandon Fields, and Abraham Laboriel. His house gig at a Fort Lauderdale club resulted in Bernsen's next CD, Live at Tavern 213, and featured excellent improvisations and catchy melodies. Live in San Miguel de Allende was Bernsen’s follow up CD recorded at an international festival in Mexico. Presently, Jerico Jams, his production house, is responsible for the following three CDs, Be Still and Know, Angels We Have Heard On High, and his latest AppTeaser, recorded with his organ trio, Uzi Nizri/organ and David Nizri/drums. This CD also features jazz jam legend John Medeski on the cut Groove On. (Bernsen’s musical nod to his former boss Zawinul.) This CD is all about... JAZZ-JAM-IMPROV!

Bernsen’s other project, Ethnic Rotation teams up with the South Florida group Way of the Groove, featuring, Julius Pastorius, Colin James, Adam Lucas, and multi-instrumentalist Jaui Schneider. High energy ambience (if there is such a thing) mixed with groove improvisations and beatlesque melodies...

http://www.lastfm.it/music/Randy+Bernsen