sabato 15 luglio 2017

Tommaso Masini VOLARE LEONARDO DA VINCI

LA MACCHINA PER VOLARE, E IL PRIMO PILOTA DI LEONARDO DA VINCI

Inviato da Chitarra Lampo il Mar, 2011-06-28 18:15
Tommaso Masini, detto Zoroastro
Sintetica biografia di un peretolino, vissuto ai tempi di Leonardo da Vinci .

Tommaso Masini era figlio di un ortolano di Peretola e, sembrandogli modesti estrazione sociale e casato, diceva di essere figlio illegittimo di Bernardo Rucellai cognato di Lorenzo detto il Magnifico. Ciò dava a Tommaso un tono di nobiltà poiché, nel Rinascimento, essere illegittimi non era una condizione vergognosa come negli ultimi due secoli. Tanto per citare illegittimi famosi basta Leonardo illegittimo di Ser Piero da Vinci e Clemente VII, papa, illegittimo di Giuliano d e i M e d i c i . N o n o s t a n t e c i ò Tommaso si fece chiamare Zoroastro da Peretola. Tommaso ricorre spesso negli appunti di Leonardo con il quale ebbe rapporti, più che di allievo, di collaborazione e di grande amicizia. Il suo carattere particolare mal si prestava a condizioni subalterne. Non sappiamo al momento quando sia nato. Scipione Ammirato, che ne tracciò la biografia, non riporta date; sappiamo che morì a Roma e fu sepolto in Sant’Agata in una tomba monumentale così descritta: «Nella sua sepoltura sta un Angelo con un par di tanaglie e con un martello, e batte un ossame d’un busto d’homo morto»; la tomba non esiste più. Abbiamo prime notizie di Tomm a s o M a s i n i n e g l i a n n i 1482-1483, quando a Milano con Leonardo si è già qualificato c o m e m e c c a n i c o ; a l t r e d e l 1492-1493 lo definiscono maestro e fece sei candelieri. Intorno al 1500 ritroviamo Tommaso a Modena con Leonardo che lo fa protagonista di una facezia ove ben si evidenzia il carattere peretolino di questo “giovanott a c c io” un po’ a v ventur iero: «Uno andando a Modana ebbe a pagare cinque soldi di gabella del l a sua per sona . Al l a qua l cosa, cominciato a fare gran ramore e ammirazione, attrasse a sé molti circustanti i quali domandando donde veniva tanta meraviglia, ai quali Maso rispose: “O non mi debbo io meravigliare con ciò sia che tutto un omo paghi altro che cinque soldi, e a Firenze io, solo a metter dentro el cazzo, ebbi a pagare dieci ducati d’oro, e qui metto el cazzo, e coglioni, e tutto il resto per sì piccol dazio? Dio salvi e mantenga tal città e chi la governa!"» Durante il soggiorno fiorentino del 1503-1506, Leonardo è impegnato a dipingere la battaglia d’Anghiari in Palazzo Vecchio; nell’opera è aiutato da Tommaso come macinatore di colori, funzione che non va interpretata come mansione di garzone ma di chimico alla preparazione dei colori. Questi anni sono molto importanti per Leonardo impegnato alla realizzazione della macchina per volare. Tommaso oltre ad esserne il costruttore sarà anche il collaudatore; per la prova viene scelto il monte Ceceri. I due dovevano essere pienamente convinti della riuscita del volo, sia Tommaso che mise a rischio la propria vita lanciandosi dentro la macchina da un dirupo, sia Leonardo che, per l’occasione scrisse questo meraviglioso epitaffio. «Piglierà il primo volo il grande uccello sopra il suo magno Cè- cero e empiendo l’universo di stupore, empiendo di sua fama tutte le scritture e gloria eterna al nido dove nacque». Il tentativo si concluse con una rovinosa caduta. Merezkovskij, ne “Il Romanzo di Leonardo da Vinci” dà spazio a Tommaso che si sarebbe rotto una gamba nella caduta e restato in stato demenziale. Non fu così; successivamente ritroviamo il nostro Zoroastro in piena forma e senza acciacchi. La grande importanza del tentativo di volo fu l’averlo concepito con una macchina pesante che avrebbe galleggiato nell’aria, cosa che stupisce quando si apprende come nel 1928 fosse ancora viva la diatriba del volare con un mezzo più pesante o più leggero dell’aria mediante un movimento di ali, diatriba che in Italia si concluse con il disastro del dirigibile “Italia” comandato da U. Nobile (Mussolini tagliò corto con i dirigibili potenziando al massimo l’industria per la realizzazione degli aeroplani). Dal 1528 al 1533, Tommaso è a Firenze: si ha notizia del padre Giovanni che sembra morto di colera. I rapporti di Tommaso con gli eruditi dell’epoca furono di un certo livello: amico del poeta Trissino; di Giovanni Rucellai, autore delle “Api”; di Lorenzo della Golpaia dove un suo codice, conservato alla Marciana di Venezia, comprende alcune pagine di Tommaso Masini (ricetta per fare ferro schietto, ricetta per rilevare una vena di metallo, previsioni del tempo in base alla luce lunare, oroscopi, ricetta per fare acqua azzurra e carta lucida). Anton Francesco Grazzini detto il Lasca, amico di Tommaso, ne fa un personaggio delle sue novelle dalle quali se ne trae l’aspetto fisico e le inclinazioni. Come Leonardo, Tommaso era vegetariano, vestiva solo di lino e non avrebbe ammazzato una pulce. Aveva una grande passione per la magia, viveva in “Gualfonda”, attuale via Valfonda. Ma entriamo nella sua casa: «Aveva dato opera all’alchimia; era ito dietro e andava tuttavia alla baia degli incanti; aveva sigilli, caratteri, filattiere, pentacoli, e fornelli di varie sorte da stillare erbe, terra, metalli, pietre e legni. Il suo aspetto era stravagante e molto trascurato, non trovava né serva né persona disposta a convivere e di questo se ne faceva vanto, alto, snello, moro di capelli e di carnato “ulivigno”, «era tenuto dalla plebe un gran filosofo e negromante». Nel concludere questa sintetica biografia di un peretolino doc, n e l l a r i c o r r e n z a d e l 5 0 0 ° dell’evento “primo volo” il nostro Tommaso meriterebbe una doverosa e tangibile memoria che lo ricordi nel suo borgo natio. All’Amministrazione comunale ed alla Presidenza di quartiere mi permetto proporre la seguente iscrizione marmorea: TOMMASO MASINI



Il Monte Ceceri è un poggio nei pressi di Firenze, nel comune di Fiesole.
Il poggio prese questo nome perché, in passato, era frequentato da cigni; questi volatili, data l'escrescenza presente sul loro becco, erano definiti dai fiorentini come "ceceri" (da cecio).
Sin dall'antichità, questo luogo è stato sfruttato come cava per la costruzione degli abitati della vicina Fiesole e di Firenze. Visitando il poggio, è possibile tutt'oggi imbattersi nei ruderi dei rifugi dei minatori.
Ma il Monte Ceceri è noto anzitutto perché fu usato da Leonardo Da Vinci come "trampolino" per collaudare la sua Macchina del Volo, nel 1506. A sperimentare in prima persona la Macchina, fu Tommaso Masini, detto Zoroastro da Peretola, uno dei "famigli" di Leonardo. Che Tommaso fosse il guidatore della macchina, sarebbe testimoniato da un appunto dello stesso Leonardo, nel suo Codice del Volo.
Secondo le testimonianze, la Macchina riuscì a planare per circa mille metri, atterrando in località Camerata, tra Fiesole e Firenze. Non è vero, dunque, che Tommaso si sarebbe rotto le gambe atterrando (questo fu scritto da Merejkowski, in un suo romanzo sulla vita di Leonardo). Una fonte, tra l'altro, darebbe Tommaso sano e attivo a Modena solo pochi mesi dopo.
Dal Monte Ceceri, dunque, sarebbe stato tentato con successo il primo volo umano della storia.
Di questo evento eccezionale, è corso recentemente il cinquecentenario, senza celebrazioni di particolare rilievo.
Camminando sul Monte Ceceri, non è difficile immaginare perché sia stato scelto da Leonardo per i suoi studi sul volo. Ventilato e arioso, su di esso si aprono scorci mozzafiato su Firenze e sui colli della Valle dell'Arno.
Attualmente, il monte è occupato da uno splendido parco dal quale si può accedere con facilità ad un chilometro da Fiesole, o dalla vicina Maiano.
Nella parte più alta del parco, una stele ricorda l'esperimento di Leonardo da Vinci ed il coraggio di Tommaso Masini.



Il tentativo di volo umano realizzato da Leonardo, si svolse nel 1506, sul colle fiesolano di Monte Ceceri. Tutti i precedenti tentativi di volo umano, che si sappia, erano falliti. Ma Leonardo, dopo anni di studi meccanici e antropologici, era fortemente convinto della funzionalità della sua macchina, tanto da vantarsi dell'imminente riuscita del volo. Ma dell'evento storico in sé, e della sua parziale riuscita, ahimé non è rimasta una conferma definitiva. La Macchina del Volo è forse uno degli ultimi esempi d’ingegno umano ispirato alla filosofia alchemica. Fondata su una ricerca di analogie tra uomo ed animali, e tra aria ed acqua, essa rappresenta un "progetto ideale" i cui valori simbolici coincidono con funzioni meccaniche. Secondo la leggenda, fu Tommaso Masini da Peretola, detto Zoroastro, a sperimentare la macchina. Si dice che l’”Uccello” riuscì a planare sul cielo di Firenze per oltre 1000 metri, atterrando bruscamente in località Camerata. Le fonti storiche ci confermano, per lo meno, che Tommaso ne uscì praticamente illeso.



Peretola sulle ali di Zoroastro

Il mitico personaggio, amico di Leonardo da Vinci, ebbe i suoi natali nel piccolo borgo alle porte di Firenze

Quando negli anni Novanta si decise di intitolare l’aeroporto di Firenze al grande navigatore ed esploratore Amerigo Vespucci, alcuni storici locali ricordarono che uno dei pionieri del volo era nato proprio Peretola, in quella parte della Piana dove sorgevano le piste di atterraggio dello scalo fiorentino: si trattava del mitico Zoroastro, al secolo Tommaso Masini, amico e collaboratore di Leonardo Da Vinci. La vita di questo personaggio è avvolta nella leggenda: vissuto a cavallo tra il XV e il XVI secolo, Tommaso era figlio di un ortolano di Peretola, anche se lui diceva di essere figlio illegittimo di Bernardo Rucellai, cognato di Lorenzo Il Magnifico. Intorno agli anni Ottanta del Cinquecento strinse amicizia con Leonardo Da Vinci, presso la corte degli Sforza, dove lavorò come meccanico. Uomo del suo tempo, Zoroastro aveva interessi che spaziavano dalla metallurgia alla produzione della carta, dalle previsioni del tempo agli oroscopi. Fu di nuovo insieme a Leonardo durante il lavori per la battaglia di Anghiari - Tommaso si occupava della macinazione dei colori - quindi fu a fianco del genio di Vinci su Monte Ceceri per sperimentare la “macchina per volare”: leggiamo sul Numero speciale del “Bollettino” dell’Istituto industriale L. Da Vinci di Firenze, per il cinquecentenario della nascita del sommo italiano (edizioni Marzocco): “Sperimentò Leonardo la sua invenzione o all’ultimo momento gli mancò la fiducia e stimò inutile cimentarsi in un esperimento incerto? Oppure lo provò in segreto ed ottenne il risultato che si riprometteva? Una frase che si legge nelle memorie di Gerolamo Cardano: <>, starebbe a dimostrare che egli provò, forse con esito poco felice, qualche macchina. Se non da lui, sembra certo che la prova fosse effettuata, dal suo aiutante certo Zoroastro da Peretola, che si accinse a volare col risultato di rompersi una gamba e le costole, e ciò malgrado che da uomo pratico nei tentativi di volo Leonardo avesse suggerito in un suo scritto: <>. Secondo altri studiosi di Leonardo, le sue macchine volanti avrebbero avuto vita solo sulla carta e nessuna sarebbe mai stata costruita. La tradizione popolare vuole invece che lo sfortunato tentativo di Zoroastro – dimostrazione che Leonardo non avrebbe dato solo ali astratte ai suoi sogni, ma avrebbe realizzato le sue concezioni – sia provato anche dall’esistenza di un cippo che a ricordo della temeraria impresa, fu più tardi posto ad indicare il punto di caduta dell’apparecchio sulle pendici della collina Fiesolana. Cippo che ancora vedesi nel terreno annesso alla villa Boscobello di proprietà dei principi Ginori”. Marco Conti uno dei maggiori studiosi e biografi del Masini rivela altri aspetti sorprendenti della personalità di Zoroastro: “Come Leonardo, Tommaso era vegetariano, vestiva solo di lino e non avrebbe ammazzato una pulce, per ‘non portare addosso cosa morticcia’ come dice Scipione Ammirato. Aveva una grande passione per la magia. Viveva in Gualfonda, attuale via Valfonda (...). Il suo aspetto era stravagante e molto trascurato, non trovava né serva né persona disposta a convivere e di questo se ne faceva vanto.” Lo storico Scipione Ammirato dice che Tommaso morì a Roma e venne sepolto a Sant’Agata, con un paio di tenaglie e un martello in mano. La data del decesso viene indicata intorno al 1530 e la causa della morte ricondotta ad un’epidemia di colera. L’amministrazione comunale di Firenze ha dedicato a Zoroastro una targa posta in via di Peretola al numero 43, che recita

IN QUESTO BORGO NACQUE
TOMMASO MASINI
DETTO
ZOROASTRO DA PERETOLA CHE
-ALLIEVO DI LEONARDO­
SUL “MAGNO CECERO”
SPERIMENTÓ LA MACCHINA PER VOLARE
IL COMUNE DI FIRENZE POSE NEL 5OO° DELL’EVENTO
A CURA DELLA RIVISTA “GIULLARI


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